Aforismi
“Lascia che accada e prenditene cura”
Spesso lasciare che le cose accadano e prendersene cura, senza voler cercare un motivo scatenante, una causa, un significato, è molto meglio, è liberatorio.
Lasciate che le nostre parole attraversino i vostri occhi e lentamente arrivino al cuore e, perché no, anche al cervello.
Cuore e cervello, insieme, formano l’anima, le danno corpo e presenza.
Vi racconto una storia.
Ci sono una bambina e un bambino. Giocano a tirare una corda. Tiro alla fune. Ridono e sono felicissimi, tutto il loro mondo e tutta la loro vita, in quel preciso istante, è la mano che tiene stretta la corda, tirandola forte verso di sé. Ridono, urlano di gioia e dicono frasi senza senso, apparentemente, – “Io sono quella che compra il cielo e te lo regala per un sorriso e io sono quello che corre sulle nuvole e si tuffa nella panna delle montagne”. E così per ore.
Tuono!
Arriva la mamma – “Venite dentro che fra un po’ piove” – “Sono stanca di sentirvi dire frasi senza senso, dovete smetterla o a scuola vi prenderanno per matti”.
Il bambino e la bambina entrano in casa, aprono un libro, si mettono a leggere e iniziano a ridere.
“E se io fossi un aeroplano di che colore mi disegneresti, di arcobaleno o di tramonto?”.
La mamma interviene – “Basta! Adesso voglio che prendiate il libro di matematica”.
La bambina guarda il bambino, sorride, con gli occhi indica la mamma e dice al bambino – “Dai, per qualche ora annoiamoci e giochiamo a fare i grandi”.
Vi chiedo, perché? Ma perché abbiamo deciso di fare i grandi? Ma soprattutto, perché per fare i grandi abbiamo deciso di abbandonare il tiro alla fune?
Il tiro alla fune, cari amici, è la metafora di tutta la nostra vita. Ad un certo punto abbiamo deciso che correre sopra le nuvole e mangiare l’arcobaleno a colazione fosse una cosa sbagliata. E siamo diventati grandi, ma soprattutto, noiosi e spesso tristi.
Poi accade qualcosa di brutto, il cuore diventa nero, i colori del mondo sbiaditi.
Un adulto piange e spesso non supera il trauma. Un bimbo piange e poi lascia che le cose succedano.
Un bambino Lascia che accada se ne prende cura.
Ricordo che a 10 anni mi bastava una macchinina per inventare un nuovo mondo e mille nuove storie. Vorrei che tutto fosse di nuovo così semplice.
Cosa è successo? Siamo diventati adulti. Abbiamo abbandonato il bambino che era dentro di noi.
Se chiedessi a qualcuno di voi perché lo ha fatto, non saprebbe rispondermi.
– “Perché non si può restare bambini tutta la vita”
– “Bisogna crescere”
– “Hai la sindrome di Peter Pan?”.
Parole, solo parole. Il vero motivo per cui abbiamo smesso di sentirci bambini è in realtà legato al fatto che prima o poi tutti si deve crescere.
È vero, tutti si deve crescere, ma non dimenticate mai che un adulto è solo un bambino più grande, non è un’altra persona.
Ma allora, vi chiederete, cos’è Trehyus? Cosa sono gli aforismi che scriviamo?
La definizione di aforisma è inutile in questo momento.
Trehyus è una comunità? Trehyus è artigianato? Trehyus è “gli aforismi”?
Quello che penso io è questo:
il bambino e la bambina sono Trehyus. La corda e la palla al mare sono Trehyus. Il castello di sabbia con tuo figlio è Trehyus e pettinare la bambola con tua figlia immaginando assieme a lei che si sia appena rientrata, dopo una faticosissima missione su Marte, è Trehyus.
Sognare è Trehyus, sognare di nuovo e vivere quei sogni come fossero reali.
Noi vi possiamo dare le parole, il resto, però, dovete farlo voi. Non importa che abbiate 20 o 70 anni, fatelo! Ricominciate e vedere il mondo con gli occhi che avevate da bambini. Sognate, e inventate sempre il vostro mondo.
Il mondo non è degli altri. Il mondo in cui vivete esiste perché voi lo state effettivamente immaginando così e vivendo in un determinato modo. Non è magia, è scienza.
Ci sono cose che succedono e che non possiamo controllare. Facciamo in modo ce ci scivolino addosso.
Lasciamo che queste cose accadano e prendiamocene cura.
Non siete vecchi per farlo, non c’è un età per ricominciare ad essere felici.
Infondo, per un bambino, un nonno non è mai vecchio ma è solo un papà più grande.
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